









Prima Luce è un’indagine visiva sulla nostra fascinazione per le immagini. Dopo aver letto il saggio di Lacan "Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’Io", ho iniziato a riflettere su come la vista sia un senso fondante della nostra esperienza. Il neonato, ancora privo di linguaggio e autonomia, è già in grado di riconoscere un volto, distinguere la madre da uno sconosciuto, reagire alla luce. Mi sono chiesta: cosa avranno visto i miei occhi nei primi giorni di vita? Com’era il mondo quando ancora mi appariva sfocato, in bianco e nero, popolato da volti ed oggetti familiari? Da questa domanda è nata l’idea di ricostruire visivamente quelle prime esperienze. Ho fotografato luoghi, oggetti e persone che con ogni probabilità hanno fatto parte del mio primo sguardo: la casa d'infanzia, i volti dei miei genitori, la piazza del paese, i piccoli dettagli del quotidiano. Ho scelto di restituire queste immagini con uno sguardo incerto, fragile, ridotto all’essenziale tramite una stampante termica su carta di scontrino: il risultato è un’immagine evanescente, a bassa risoluzione, quasi fluttuante. Le ho poi scansionate per riportarle nel mondo digitale, conservando però quella qualità indefinita, sospesa. Questo progetto è un tentativo di tornare al punto zero della visione, quando vedere non significava ancora capire, ma solo percepire. È un modo per riscoprire uno sguardo primitivo, fragile e personale, e per riflettere su quanto ogni immagine possa segnare profondamente la nostra memoria e identità.